La Libreria-Caffè del Teatro Niccolini e il Salotto Letterario Conti giovedì 31 ottobre hanno presentato il romanzo di Stefano Sala “Il pedone avvelenato”; come ha sottolineato Claudio Berti, coordinatore della presentazione, l’incontro è stato occasione per continuare la lunga collaborazione tra l’editore Antonio Pagliai della casa editrice Polistampa e il Salotto Conti.
In questo romanzo noir il Seicento fa da sfondo con i suoi intrighi a un protagonista d’eccezione, Gioacchino Greco, considerato da sempre il miglior scacchista italiano e autore del “Trattato del gioco degli scacchi”, dove illustra mosse scacchistiche da lui codificate.
Gioacchino Greco nasce nel 1590 e nel collegio dove studia un padre gesuita gli insegna il gioco degli scacchi, in cui fin da subito eccelle. Forte di questa abilità spicca il volo e si reca a celebrare la magia del gioco in una Roma dove conoscerà, secondo la trama del romanzo, Caravaggio, Salieri e il diacono don Fernando Lopez (personaggio inventato), anche lui amante del gioco degli scacchi e narratore della storia.
Greco frequenterà cardinali, monsignori e artisti che condividono la ricerca del piacere attraverso l’intelligenza della mossa scacchistica risolutiva. Gioacchino rende la sua passione fonte costante di guadagno e cresce il suo mito di giocatore invincibile: gioca per vincere e vince con assoluta disinvoltura. Ma non è soltanto bravo, è innamorato di questo gioco. Lo anima la certezza che gli scacchi non siano solo un passatempo, ma, come ha osservato Claudio Berti, Greco si nutre di bellezza, si arrovella per creare bellezza e la sua missione diventa diffondere ovunque questo gioco.
Il protagonista infatti viaggia e vince sempre, a Parigi, a Londra, a Nancy e in altre importanti città europee fin quando in Spagna un mercante lo invita ad andare nelle Americhe. Lui partirà, perché ormai in tutta Europa sconfigge facilmente i suoi avversari e vuole quindi esplorare nuovi confini. Il diacono, che lo segue nei suoi viaggi, vuole convincerlo a tornare indietro, ma secondo Giovacchino, come ha affermato Stefano Sala, “nella vita non esiste nulla, solo gli scacchi, mentre tra una partita e l’altra c’è solo sofferenza”.
Questo romanzo unisce il gioco degli scacchi al noir: un killer compie strani omicidi e lascia accanto al corpo dell’assassinato un pedone nero, un pedone avvelenato. Il titolo del romanzo, come ha spiegato l’autore ai presenti, allude proprio al gioco degli scacchi, dove il pedone avvelenato è una pedina volutamente sacrificata e messa alla mercé dell’avversario per aprire con questa mossa la strada alla vittoria.
Tra questi due piani, la storia mitica di Gioacchino Greco e l’accadere di questi omicidi, si svolge il romanzo. Forse il pedone viene consegnato come indizio? Forse l’assassino vuole liberarsi di un fardello che gli opprime la coscienza o da una sorta di irriducibile senso di impotenza da riscattare?
Non possiamo ovviamente qui svelare l’arcano.
Ci basti sottolineare che qui si narra la storia di un primordiale conflitto. Il diacono Lopez ama il gioco scacchistico ed è affascinato dall’arte di Gioacchino, ma la sua è un’ammirazione profondamente segnato dall’invidia: per il diacono Fernando, Giovacchino ha una bravura così alta che finirà per uccidere il gioco, perché nessuno andrà oltre la sua genialità strategica. E’ il tema dell’invidia che così si respira nello svolgersi del romanzo, un’invidia che si mostra nella sua complessa ambivalenza: come energia di amore e come forza potenzialmente distruttiva quando sfugge al controllo e diventa sentimento insanabile.
INTERVISTA A STEFANO SALA (di Teresa Paladin)
1 - Tu sei autore della trilogia nera degli scacchi, tre libri dove il tema del gioco scacchistico diventa grande metafora narrativa: puoi raccontare perché hai privilegiato questa intuizione?
Sono sempre stato affascinato dal gioco degli scacchi, un gioco violento in cui i giocatori sono quasi sempre impegnati in scontri all’ultimo sangue e chi perde, non perde solo una partita, ma molto di più, spesso quando il tuo avversario sta prevalendo su di te, i desideri più violenti prendono possesso della tua mente, ma per fortuna siamo tutte persone educate e corrette e quindi perdiamo e ci scambiamo sorrisi e strette di mano. È facile allora accostare gli scacchi al genere letterario noir ecco quindi come è nata una trilogia: il primo “Il sacrificio dell’alfiere” un noir duro come un affilato e spietato coltello; il secondo “La scacchiera d’oro” un action thriller ed infine l’ultimo “Il pedone avvelenato”, un romanzo storico, una biografia non autorizzata. Due citazioni sugli scacchi:
Gli scacchi sono spietati: bisogna essere pronti a uccidere. (Nigel Short)
Si massacrano l’un l’altro con grande spreco di rabbia (……) senza che sia versata una sola goccia di sangue. (Abraham Ibn Ezra (studioso ebreo del XII secolo))
2 - Il personaggio di Gioacchino Greco chi era? Cosa di lui ti ha affascinato?
Gioacchino Greco è stato il più grande giocatore di scacchi italiano di tutti i tempi, era un giovane calabrese, nato nel 1590 e cresciuto in un collegio di gesuiti di Cosenza. Ha percorso tutta l’Europa diventando il primo professionista del gioco, di cui ha creato molte delle regole che sono ancora oggi in vigore.
Gioacchino Greco è Il protagonista del romanzo, ma è l’antagonista, il diacono don Fernando, che con forza e violenza si ritaglia il vero ruolo di protagonista tingendo di nero le trame e le pagine dell’intero romanzo.
È affascinante provare a ricostruire la storia e la personalità di un personaggio tanto lontano e tanto ammantato dalla leggenda. Ho cercato di cogliere il profumo del 1600 e di capire “quale è il segreto e di quanta umiltà bisogna armarsi per avvicinare un genio senza rimanere ustionati dal vivo fuoco che circonda chi riesce a svettare al di sopra della mediocrità”.
“Il convitato di pietra” di Puskin è stato per me un faro nella nebbia: la disperazione di Salieri, annichilito dal genio abbagliante di Mozart, lo fa urlare contro Dio, perché tutto a lui e niente a me che ho dedicato la mia vita alla musica?
Come spesso accade il più potente motore che regola i nostri rapporti si è presto messo in moto anche all’interno del mio romanzo: l’invidia.
3 – Il legame che crei nel testo tra due grandi figure, Gioacchino Greco che incontra il pittore Caravaggio è veramente spettacolare: ci racconti come è nato questo intreccio di arti e personaggi diversi?
Il Caravaggio mi ha sempre affascinato, è esattamente l’opposto di Gioacchino Greco, l’uno sempre pronto a sguainare la spada, l’altro compassato e metodico, ma tutti e due disposti ad affrontare
qualsiasi difficoltà e impegnati con tutte le loro forze a cercare di creare la bellezza.
Del Caravaggio conosciamo tutti le splendide opere che ci ha lasciato. Dello scacchista solo gli appassionati conoscono le opere. L’atteggiamento che più avvicina Gioacchino Greco al Caravaggio è l’essere stato, come il pittore, sempre teso a lasciare una traccia del proprio lavoro, nella speranza che un domani qualcuno guardando le sue mosse e le sue combinazioni riesca a cogliere almeno una parte dello splendore che lui si è sempre sforzato di seminare.
4 - Perché secondo te questa storia crea una magia che seduce il lettore?
Credo che il romanzo riesca a catturare l’attenzione del lettore calandolo in un’atmosfera radiosa e al tempo stesso cupa, avvolgendolo con il fascino del racconto e con la perfetta alchimia di personaggi e luoghi, sorprendendolo con inattesi e violenti colpi di scena, che lasciano con il fiato sospeso. Inoltre il sottile filo rosso che lega la narrazione è la magia del gioco degli scacchi. Ma forse a questa domanda non dovevo rispondere io!