«La Nazione» , 06/08/2010
Recensione di Paolo Pellegrini
Il mondo dei ragazzi letto nei racconti del premio “ArtediParole”
Hanno capelli biondi lunghi o ricci e dispettosi, o sguardi malinconici, o magari smorfie ironiche. Hanno teste che pensano e cuori che battono. Hanno meno di vent’anni, ma hanno già sbattuto la faccia sulla vita. Chi in maniera più soft, chi con una botta più rude. Hanno visto film e letto libri o fumetti, hanno incrociato messaggi in chat o via sms, hanno ballato, forse anche “fumato”, chissà. Hanno girato un po’ di mondo o tanti paesi, per le vacanze o con i primi approcci ai programmi Erasmus. Insomma, in poche parole, hanno già cominciato a vivere. E lo raccontano. Hanno accettato in 150, di raccontare una storia, non necessariamente la propria (qualcuno sì, e anche con dolore), ma di certo imbevuta del proprio vissuto: sono i partecipanti al premio ArtediParole, inventato da Gianni Conti, professore di lettere al Gramsci Keynes di Prato ma anche letterato, scrittore, motore di un salotto letterario «nel quale – racconta – si discutono libri scelti democraticamente: qualche volta, per qualche presentazione, siamo stati anche duecento». È stato lo sponsor del premio, il prof Conti, che alla prima edizione ha messo a disposizione un montepremi da 3mila euro, «poi per fortuna è entrata in campo la Fondazione Cassa di Risparmio di Prato, che per il futuro ci garantisce un bel sostegno».
Ma intanto la prima edizione è andata in porto, e tra quelle 150 ”opere” ne sono state scelte 18, che la seconda “forza” entrata in scena, l’editore Mauro Pagliai, ha deciso di pubblicare in un bel volumetto, Amori stretti. 18 storie under 20, tra pochi giorni in libreria. A partire dai sei premiati, nell’ordine: il vincitore Mattia Cavicchi con Monadi, poi Alexandra Antal con Inettitudine, Giorgia Famà con Il gomitolo rosso, Deborah Bottazzi con Musica, Laura Bonaiuti con La musica di un amore, Arianna Givigliano con Foglie d’autunno.
Racconti. «C’è dentro – commenta il prof Conti – davvero un bel vissuto, e di alcuni si può dire che hanno davanti un futuro da scrittori. Il livello è dignitosissimo, anche se qualcuno rimastica letture mitteleuropee alla Kundera, oppure dimostra di aver assaggiato Hemingway e poco altro, e allora ne esce uno stile nettamente distinto tra l’asciutto e l’epifanico». E le idee? «Non male, complessivamente, si sentono esperienze, si sentono temi forti come per esempio quello delle escort». Però, in questo universo giovanile così concreto, osserva Conti, qualcosa alla fine manca. «Eh sì, non c’è il senso della rivolta. Non c’è nemmeno una parolaccia, un ‘vaffan...’, eppure quando parlano ne sparano a raffica. Insomma, c’è troppa deferenza nei confronti della commissione che li doveva giudicare».
Intanto, in queste due pagine pubblichiamo gli incipit dei racconti. Ai lettori il primo giudizio.